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“La sua musica ha un’importanza genuinamente visionaria, una via avanzata verso l’arte”. La definizione della Guida al jazz della Penguin inquadra alla perfezione Steve Lehman, compositore, sassofonista e accademico, uno che esprime da un decennio uno dei pensieri compositivi più avanzati della musica afro-americana.

Lehman con il suo trio – Damion Reid alla batteria e Matt Brewer al basso -, è tornato in tour in Europa con una manciata di nuove composizioni e nuovi arrangiamenti e suonerà per il pubblico di Catania Jazz sabato 15 al Catania Sheraton Hotel.

Compositore e sassofonista contralto, Lehman ha guadagnato una reputazione grazie ad un “futurismo” dal passo sicuro, in particolare con il suo elegante ma audace ottetto. Newyorkese, 36 anni, Lehman lavora in un ampio spettro di linguaggi musicali sperimentali tanto che il New York Times lo ha descritto come “un sassofonista semplicemente abbagliante”; il quotidiano della Grande Mela nel 2009 ha scelto il suo disco “Travail, Transformation & Flow”, realizzato in ottetto, come album jazz dell’anno.

Il britannico The Guardian ha descritto Lehman come “una delle figure di trasformazione del primo jazz del 21° secolo”.

Undici dischi realizzati con vari progetti in 10 anni, l’ultimo del 2012 è “Dialect Fluorescent” realizzato proprio con il trio, un tentativo di ristabilire, con il trio, il suo radicamento nella tradizione post-bop.

L’album, condiviso con Brewer e Reid, oltre a proporre alcuni pezzi originali elegantemente “incespicanti” – tra cui “Alloy”, riproposto dal repertorio dell’ottetto in una lettura stridente e più asciutta -, include diversi brani del repertorio jazz, presentati senza grandi ricostruzioni. Il più noto di questi è “Moment’s Notice” di John Coltrane riletto con un ritmo asimmetrico; “Jeannine” di Duke Pearson e “Mr. E” Jackie McLean, già mentore di Lehman, aderiscono ancora più da vicino al materiale originale, che funge da trampolino di lancio che scaglia il trio lungo una traiettoria veloce che fende l’aria.

Lehman ha suonato e registrato a livello nazionale e internazionale con i suoi ensemble e con quelli guidati da Anthony Braxton, Dave Burrell, Dave Douglas, Mark Dresser, Vijay Iyer, Oliver Lake, Jason Moran, Meshell Ndegeocello. La sua recente musica elettro-acustica si è concentrata sullo sviluppo di modelli di computerizzati per l’improvvisazione. Oltre che come musicista e compositore, Lehman si è distinto anche come studioso della musica jazz.

Durante l’anno accademico 2002-2003, come studente in Francia del programma di scambi internazionali Fulbright, Lehman ha studiato la ricezione dei compositori sperimentali afro-americani che hanno lavorato in Francia negli Anni ’70. Il suo articolo sulla rivista “Critical Studies in Improvisation”, “Ti amo con un asterisco: compositori sperimentali afro-americani e la stampa jazz francese, 1970-1980”, si basa sulla sua ricerca Fulbright.

Formazione

STEVE LEHMAN altosax
MATT BREWER dou

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