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Prima di prendere il suo violino e salire sul palco, Yilian Cañizares rende omaggio ai suoi antenati. Le candele sono accese, le preghiere recitate e le offerte sono state fatte. Dopo, quando le luci di sala si abbassano e il suo gruppo di esperti musicisti sfila davanti a lei, si abbassa a toccare il suolo prima di entrare.

“Questo mi fa entrare appieno nel momento” dice la vivace cantante e musicista cubana. “Permette alla musica ed agli antenati di fluire attraverso di me, per raggiungere le persone, anche se non parlano il mio linguaggio. Quando mi esibisco dal vivo entro in trance,” aggiunge con un gran sorriso. “é una sorta di esperienza mistica.”

Tutti quelli che si sono meravigliati per la sua impetuosa miscela di ritmi jazz, classici e afro-cubani, che hanno avuto la pelle d’oca per la sua voce ultraterrena, possono testimoniare di esserne usciti cambiati. Che sia sul palco o in studio di registrazione, ci sono pochi artisti che sono così talentuosi come Yilian Cañizares, nata a l’Avana, stabilitasi in Svizzera verso i trent’anni, con un gran rispetto per il passato e una sensibilità volta al futuro e, oh, un sorriso per il quale morire.

Due acclamati album, l’autoprodotto Ochumare del 2013 e Invocación del 2015, sotto la guida di Alê Siqueira (Roberto Fonseca, Omara Portuondo) hanno rafforzato la sua reputazione come artista innovatrice e capace di attraversare i confini musicali. Non per nulla è stata dichiarata “rivelazione dell’anno” dal settimanale francese Le Nouvel Observateur: con il suo carisma, un mosaico di influenze e la facilità con la quale canta e suona il violino allo stesso tempo, Cañizares è una vera scoperta.
“Il mio suono riflette la ricchezza e la miscela di culture che porto con me oggi,” dice nel suo inglese fluente. “é ciò che sono: donna, cubana, musicista, cittadina del mondo.”

Cañizares è cresciuta nel Vedado, il quartiere adiacente alla Plaza de la Revolution a L’Avana. Le prime memorie musicali vedono il padre suonare una serenata mente la madre canta e le accompagna al pianoforte.
“Ogni fine settimana mi portavano a vedere un concerto, un’orchestra classicam un quartetto jazz o un gruppo di salsa,” ricorda. “Mia madre racconta che le dicevo che avrei voluto essere io sul palco.”
A sette anni, Yilian ha vinto un posto presso la prestigiosa Manuel Saumell Music Academy, per studiare il pianoforte e il violino. Quelli erano gli anni Novanta e regnava l’austerità, il cosiddetto “periodo speciale” di Cuba: “Era molto difficile ottenere strumenti o ogni altra cosa,” dice Cañizares. Ciononostante vinse per ben quattro volte il Concorso nazionale di Violino di Cuba.
Yilian Cañizares aveva solo 14 anni quando gli è stato offerta una borsa di studio per studiare a Caracas, in Venezuela. Due anni dopo, è stata una masterclass con un insegnante che viveva in Svizzera a cambiarle la vita. “Mi disse che ero dotata, e mi incoraggiò a fare domanda per un posto in conservatorio.”
Nel 2000 Cañizares si è quindi ritrovata nella Svizzera occidentale, dove la sua tecnica e il suo suono hanno raggiunto un livello completamente nuovo. Le grandi orchestre hanno iniziato a convocarla e dopo il trasferimento a Losanna, ha passato sei anni a dare il suo notevole contributo a sinfonie, concerti ed orchestre. Lungo la strada ha però iniziato a sentire che si stava perdendo qualcosa e desiderava uno sbocco creativo, per cui ha deciso di cambiare percorso.
“Ero molto ispirata dal violinista jazz francese Stéphane Grappelli. Le opportunità possibili mi impressionavano e volevo tradurre l’universo di Grappelli nella mia tradizione e renderlo altrettanto bello.”

Ha quindi creato un quartetto di musicisti provenienti da Germania, Venezuela e Svizzera (e in seguito, Cuba) e l’ha chiamato “Ochumare”, per la divinità orisha degli arcobaleni. Sei mesi dopo, nel 2008, ha vinto con questo gruppo il Montreux Jazz Festival Competition. Da allora è stato tutto un crescendo. Nel 2011 ha impreziosito il progetto “Havana Cultura” di Gilles Peterson, condividendo il palco con divinità jazz come Ibrahim Malouf e Omar Sosa. Più di recente, ha cantato in francese e in yoruba, lingua degli antenati dell’Africa occidentale, arricchendo le parole con le percussioni afrocubane.

“I canoni della tradizione yoruba sono per me un’immensa fonte d’ispirazione,” dice. “Queste canzoni sono melodiche, ritmate e potenti.”

Invocación, ultimo album della Cañizares, è un omaggio alle persone a lei più care e vicine: i suoi genitori, i nonni,il marito, le donne cubane, gli Orishas, icone come la francese Piaf, il compositore venezuelano Simón Diaz e il poeta cubano Luis Carbonell.

“Non è stato che quando ero a metà strada nella realizzazione dell’album che mi sono resa conto di quanto fossi ispirata da persone che non c’erano più. Le credenze afrocubane dicono che gli spiriti di coloro che amiamo e ammiriamo da un punto di vista artistico o personale continuare a circondarci. Lo trovo meraviglioso.”

Yilian Cañizares: una donna nata a Cuba e che vive in Svizzera. Un’artista appassionata dalla musica classica così come dal jazz, dalla salsa, dall’hip hop e da tutti gli altri ritmi. Una performer unica che quando si esibisce è capace di unire voce e violino ed esprimersi come farebbe un’orchestra.

“Ho una relazione con il violino che è appassionata e preziosa,” dice del suo strumento made in Italy. “é come un partner, un amante, Ci completiamo a vicenda. E abbiamo ancora tanta strada da percorrere, lui e me, insieme,” aggiunge. “Sempre al servizio della musica, e degli antenati.”

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