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Il pianista Ahmad Jamal, una vera e propia leggenda vivente del jazz, arriva a Catania in esclusiva nazionale per Catania Jazz.

Biografia

Ahmad Jamal nacque a Pittsburgh, nel luglio 1930 e cambiò il suo vecchio nome originale dopo la sua conversione all’ Islam nel 1952, racconta così un episodio della sua infanzia: “a 3 anni, il mio meraviglioso zio Lawrence, mi fermò mentre stavo camminando vicino il pianoforte nella stanza da pranzo di casa mia. Lui stava suonando e mi sfidò a replicare le note che faceva. Sebbene non avessi mai toccato un pianoforte prima, mi sedetti e suonai nota per nota ciò che avevo sentito.

Il resto è storia.”

Inizialmente sottovalutato, forse a causa della sua giovinezza, dai critici, che lo consideravano poco più che un pianista da piano bar, nelle fasi più tarde della sua carriera Jamal si è trovato nella situazione opposta: poco conosciuto dal grande pubblico, è oggi riconosciuto dalla critica e dagli appassionati come una figura fondamentale per il pianoforte jazz della seconda metà del XX secolo, uno dei primi ad avere avuto il coraggio di innovare differenziandosi dallo stile boppistico introdotto sul pianoforte da Bud Powell.

La sua tecnica gli ha guadagnato i più svariati appellativi: ‘”Il profeta”, “Il maestro”, “L’architetto”, “Ahmad il magnifico”, “Il prestigiatore del piano”, “L’uomo con due mani destre”.

Nacque a Pittsburgh da una famiglia modesta, suo padre lavorava in un’acciaieria e sua madre era una collaboratrice domestica: fu lei a procurargli il piano su cui il piccolo Frederick cominciò ad esercitarsi fin dall’età di 3 anni.

Iniziò a suonare nei locali di Pittsburgh giovanissimo con il ome di “Fritz” Jones, ed ebbe l’opportunità di poter accompagnare Dinah Washington e Big Sid Catlett.

Dopo aver militato dal 1947 al 1949 nell’orchestra di George Hudson e aver invano tentato di ottenere ingaggi Pittsburgh con un suo quartetto (The Four Strings) Frederick approdò a Chicago attorno al 1950.

Qui nel 1951 fondò un trio (The three strings) con Ray Crawford (chitarra) e Eddie Calhoun (contrabbaso). L’anno dopo si convertì all’Islam e assunse definitivamente il nome di Ahmad Jamal.

Jamal era uno dei pianisti preferiti di Miles Davis ed ebbe un’influenza fondamentale sullo stile del famoso primo quintetto del trombettista, soprattutto per quello che riguarda l’uso dello spazio e della dinamica. Lo stile di Jamal (sia nella composizione, sia negli arrangiamenti, sia negli assoli), si distingueva dall’allora dominante estetica bebop per fraseggi meditativi e di ampio respiro.

Miles Davis disse di lui: “Mia sorella mi chiamò da una cabina telefonica del Persian Lounge di Chicago e mi disse (…) “Senti, c’è questo pianista che sto ascoltando in questo momento, si chiama Ahmad Jamal e penso che ti piacerà”. Lo andai a sentire quando fui a Chicago e mi entusiasmò con il suo uso dello spazio, la sua leggerezza, il suo understatement, il suo lirismo e il suo fraseggio.(…) Ho sempre pensato che Ahmad Jamal fosse un grandissimo pianista che non ha mai avuto il riconoscimento che gli spettava.”

Uno dei più grandi successi di Jamal fu la sua versione di Poinciana, che registò per la prima volta dal vivo al club Pershing a Chicago. Il suo stile ha avuto un’evoluzione costante, aperto e leggero negli anni 50, funky e ispirato alla musica Caraibica negli anni 70, basato su voicing aperti e su escursioni virtuosistiche negli anni 90, senza però mai allontanarsi dal caratteristico uso dello spazio, di drammatici crescendo e conservando un generoso uso dello staccato nella parte armonica.

Oltre che il pianoforte Jamal ha spesso utilizzato tastiere elettriche della Rhodes e della Wurlitzer (Wurlitzer 200).

Jamal ha sempre avuto un temperamento casalingo, poco portato alla vita raminga tipica del jazzista e decisamento avverso all’ambiente affaristico collegato all’industria musicale (ad esempio si rifiutò sempre di lasciare il Midwest per New York, come fece la maggior parte dei jazzisti più famosi negli anni 50).

Per questo ha sempre avuto una visibilità inferiore ai suoi meriti, e si è spesso volontariamente isolato dal mondo della musica: ad esempio, per diversi anni negli time in [anni 1960|anni 60]] e 70 si ritirò a Chicago per dirigere il proprio club, l’ “Alhambra”.

A partire dagli anni 80 Jamal ha ricominciato a effettuare tourneè e a partecipare ai festival Europei, quasi sempre col suo trio che ha come altri componenti il bassista James Cammack e il batterista Idris Muhammad. Inoltre a partire dall’album Big Byrd: The Essence, part 2 (il primo in cui compare un sassofonista), Jamal ha regolarmente collaborato con George Coleman.

Formazione:

Ahmad Jamal: pianoforte

James Cammack: basso

Idris Muhammad: batteria

Sito ufficiale:

www.ahmadjamal.net

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